Leggo nel dossier di Toni Muzi Falconi, Social media e relazioni pubbliche: come cambia nel mondo la funzione delle rp del 9 maggio 2007, che la funzione rp è presente nel 60 % delle amministrazioni pubbliche contro il 30 % delle aziende private (il restante 10 % riguarda il settore sociale).
Mi colpisce la percentuale dimezzata del privato rispetto al pubblico.
Anche negli Stati Uniti il settore pubblico è in vantaggio, con un 50 % contro un 40 % del privato, ma con un divario di molto minore.
Il pregiudizio (?) corrente associa il privato a concetti di efficienza, rapidità di esecuzione, qualità, competenza e modernità. Mentre il pubblico è tradizionalmente fatto coincidere con lentezza, disservizi, minori competenze degli operatori e scarsa propensione all’innovazione.
Nelle rp i numeri potrebbero dimostrare il contrario. Ma i numeri a volte dicono poco.
Allora delle due l’una:
- o il settore pubblico ha recepito così bene i dettami della legge 150/2000 e ha potenziato notevolmente la funzione rp nello sforzo di instaurare finalmente un rapporto più aperto con i cittadini
- oppure la proposta di Nicolais di assumere un solo dipendente pubblico per ogni tre che andranno in pensione è indice di un sovraffollamento degli uffici che forse potrebbe riguardare anche la funzione relazioni pubbliche.
1 commento:
Certamente propendiamo per la tua seconda ipotesi, la prima è talmente irreale - parlando della Pubblica Amministrazione, il vero male del paese ad oggi - da risultare incredibile !
:-)
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