martedì 20 gennaio 2009

Lanciare un nuovo succo di frutta ? Non è uno scherzo  

Dell’ultima discussione che anima la blogosfera vengo a sapere da Markingegno (ne parlano anche Mafe de Baggis, Enrico Sola, Gianluca Diegoli e chiedo scusa anticipatamente agli altri che non cito).
Tutto nasce da uno scherzo di Paul The Wine Guy.

Spacciandosi per l’intermediario del capo di una multinazionale, telefona a 10 blogger: ha 70.000 euro da spendere in una campagna pubblicitaria per lanciare un nuovo succo di frutta e nessuna idea. O meglio, un’ideuccia ce l’avrebbe anche: comprare dei post fasulli in cui gli autori magnificano il gusto della bevanda. La cosa non ha presa, in quanto i dieci contattati declinano.

Ora, posto che se qualcuno avesse accettato senza dichiarare per chi lavorava si sarebbe trattato di astroturfing, vietato da una direttiva europea recepita in Italia con il decreto legislativo n.146 del 2 agosto 2007, non mi interessa tanto commentare l’avvenimento dal punto di vista della correttezza e onestà dei blogger, quanto da quello dell’azienda.

Evidenziando quali valide alternative avrebbe a disposizione se non volesse ricorrere a pratiche sleali (oltre che stupide: ma che credibilità ha un blogger che ha sempre parlato di marketing, web 2.0, ecc. che improvvisamente si mette a parlare di succhi di frutta, minimo lo prendono per matto).

Prendiamo magari in considerazione una azienda medio-piccola, che non ha 70.000 euro da spendere in una campagna pubblicitaria (forse ne ha 7.000) e ha ancora meno tempo per fare scherzi.

Quale sarebbe il modo migliore di pubblicizzare un nuovo succo di frutta in modo che venga scelto dagli acquirenti, tra i tanti in vendita sugli scaffali dei supermercati ?
E quale sarebbe, in particolare, se si volessero sfruttare i social media, in aggiunta ai tradizionali canali della pubblicità above the line ?

Un’azienda particolarmente attenta a quello che succede nella blogosfera (un po’ una rarità, diciamolo, tra quelle di non grandi dimensioni) quasi sicuramente ha un sito internet che contiene un blog. Sul quale parla del lancio di questo nuovo succo di frutta, permettendo ai visitatori di commentare.

Nessun omaggio dato preventivamente (mancano i fondi per le spedizioni a domicilio e molti, tra l’altro, degustano e non si fanno più sentire) ma semplicemente la possibilità, a chi acquista il prodotto per libera scelta, di lasciare un parere sul blog. Possibilità reclamizzata inserendo nel packaging l’indirizzo del blog, con l’invito a visitarlo.

I commenti più interessanti saranno premiati con l’invio, questa volta sì, di una campionatura del succo di frutta preferito e magari di qualche altra novità della stessa azienda, a titolo promozionale.

Mettiamo anche che l’azienda monitori attentamente i siti in cui i consumatori esprimono pareri, come questo o questo - cosa che può fare anche se non ha un proprio blog – e intervenga chiedendo suggerimenti e stimolando l’espressione di ulteriori opinioni.

E mettiamo che faccia tesoro di queste informazioni per migliorare il prodotto e, magari, se ha un proprio blog, instauri un dialogo con i consumatori dei propri prodotti conquistandosene la fiducia, con una conversazione che prosegua in maniera intelligente e onesta, e chiarisca dubbi, dia spiegazioni e, perché no ? tolga curiosità.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Dici:
Un’azienda particolarmente attenta a quello che succede nella blogosfera (un po’ una rarità, diciamolo, tra quelle di non grandi dimensioni)

Dici che le aziende grandi invece monitorano la rete [e la blogosfera]?
C'e' da augurarselo.

Complimenti per il post, quello che avrei voluto scrivere io, merita un "edit" al mio per segnalarlo ;)

Unknown ha detto...

Ciao Enrica, ho seguito tutta la storia via friedfeed e mi ha fatto un po' sorridere lo scherzo, ma daltra parte mi sarebbe sembrato alquanto inverosimile per alcune ragioni.
Chiunque lavori in questo campo e propone un post a apagamento per un succo di frutta vuol dire che non ha capito molto dell' engagement che si può creare tra brand e consumatori, ne tantomeno di quello che viene definito conversational marketing.
Messi da parte quelli che sono semplici definizioni, posso dirti che io stesso sto lavorando su un progetto che avrà al centro i blogger e per un prodotto che potrebbe assomigliare ad un succo di frutta. Perchè non utilizzerei mai un post a pagamento? Per prima cosa perchè non è etico e secondariamente se il prodotto non ha appeal il passaparola deve basarsi su una storia da raccontare, che crei un dialogo aperto e multicanale (online-offline).

Anonimo ha detto...

Di che bibita si tratta? posso sapere qualcosa di più?
daniela

Enrica Orecchia ha detto...

@ Daniela, si tratta di uno scherzo !!! Non c'era dietro nessuna azienda, ma solo un blogger che ha deciso di fare uno scherzo per mettere alla prova la "virtù" altrui. Per saperne di più leggi i post dei diretti interessati, i blogger a cui ha telefonato: nel mio post trovi i link a tre di loro.

Anonimo ha detto...

che appeal ha un blogger quando parla di succhi di frutta? non lo so, ma so che il Yoga Tasky alla carota è il mio preferito e lo consiglio a tutti.

buy viagra ha detto...
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