martedì 27 gennaio 2009

Le nuove relazioni con i media privilegiano i capaci e meritevoli  

Qui l’interessante analisi di Toni Muzi Falconi dello scenario prossimo venturo delle relazioni con i media, zoccolo duro della comunicazione aziendale, almeno fino a poco tempo fa.

Adesso invece sarebbero in calo di un 25 %, a causa della diminuzione delle inserzioni pubblicitarie, con tutta una serie di conseguenze sulle risorse a disposizione dei giornali e sui rapporti tra comunicatori e giornalisti.

Ma se è vero che ci sarà meno spazio a disposizione per pubblicare notizie dalle aziende, questo tipo di selezione privilegerà i più bravi, quelli che riescono a fare “più” notizia.

Che cosa vuol dire fare più notizia ? Non significa inondare le redazioni di comunicati stampa, né allargare il giro delle testate che si contattato, pensando che se una non pubblica lo farà l’altra, per la legge dei grandi numeri.

Più notizia vuol dire scegliere argomenti che possano essere di interesse pubblico. Non il lancio di un prodotto quindi, a meno che non sia palese il beneficio che tutti ne possono trarre, per esempio se si tratta di un farmaco nuovo. Ma il fatto che l’azienda tale ha deciso di ridurre le emissioni nocive, a garanzia del rispetto dei polmoni di tutti. Oppure che l’organizzazione talaltra ha messo in palio 5 borse di studio per gli studenti liceali più meritevoli. Eccetera. L’importante è che l’argomento sia di interesse per la gente – i lettori del giornale – e non solo dal punto di vista dell’azienda.

E qui viene il bello, perché quello che si racconta deve assolutamente essere vero. Pena la gogna. Quindi l’azienda deve ridurre le emissioni, se dice che lo appena fatto o che sta per farlo. E sarà compito del relatore pubblico, appresa l’esigenza della comunità di respirare meglio, di convincere la coalizione dominante a mettere in atto una politica ambientale che ottenga quel risultato.

Oppure più notizia può voler dire avere argomenti curiosi, insoliti. Storie che riguardano l’azienda e che possono colpire l’attenzione del lettore. Aneddoti, piccoli fatti che, se opportunamente presentati e magari un po’ conditi, possono far presa sul giornalista, spingendolo a volersene occupare. Qui la verità è meno importante, in fondo si tratta di articoli di colore, che non necessitano di essere veritieri al cento per cento.

Fare più notizia vuol dire anche scrivere meglio, prendersi il proprio tempo per confezionare un press release ben fatto, dato che non conta la frequenza, ma la qualità. Ecco, la qualità elevata sarà la chiave.


Nessun commento: